Il Sol dell’Avvenir

Pierre Pellegrini

Eppure, in un tempo lontano, quando la rete era quella dei pescatori o degli uccellatori, che si fosse catalogati tra gli ultimi o penultimi, a sinistra si poteva contare su una qualche forma di, reale o meno, protezione. Anche ideologica, anche diversamente parrocchiale. La spesa alla Coop, l’assicurazione presso l’Unipol, le normali traversie lavorative (e non solo) presso il sindacato (Cgil, ovviamente), un punto di ascolto nella sezione del Partito (il PCI, che altro? ) e nelle altre casematte di gramsciana memoria ad esso collegate. Anche i “cattivi pensieri” che permeavano nella pancia delle grandi masse (sempre esistiti borborigmi melon-salviniani e fascistoidi in generale, ridicolo negarlo ) venivano elaborati e temperati dalla fedeltà dottrinale nella “Grande Chiesa”.
Dice, inevitabilmente tutto doveva dissolversi in un approdo verso una laica coscienza e verso una responsabilità più individuale. Libere le masse dal peso della ammuffita ideologia e soprattutto liberi i dirigenti e capetti e funzionari, partendo dalle comode posizioni che il Partito e i suoi satelliti avevano loro concesso, di prendere il largo verso più personali orizzonti.
Si sa, le frustrazioni dei burocrati quando liberate dagli obblighi della decenza delle regole, spesso sfociano nel delirio di onnipotenza proprio della scoperta libertà.
Con gli esiti prevedibili che sappiamo.
Questo, per sommi capi, è avvenuto.
Meravigliarsi che le masse (quelle!) abbandonate alle loro difficoltà, si rivolgano a chi offre loro ascolto e protezione (poco importa se strumentali e spesso indecenti e spesso fascistoidi) significa ignorare di quale forma e di quale sostanza sia fatta quella cosa misteriosa che, a sinistra, continuiamo a chiamare Politica.
Amen.
ps. Scritto nel 2018. torna ora più che mai d’attualità nei nostri tristi tempi di #covid19 dove i disagio degli ultimi trova nuovi alimenti e una mediazione tra Potere e bisogni (non solo economici) è più che mai latitante.
Per dire, la CGIL ha (avrebbe) mezzi, strutture, personale (basti pensare al potenziale di volontariato che potrebbe mobilitare tra i suoi iscritti pensionati) per dare un senso al suo ruolo e, di più, alla sua Storia, reggendo dignitosamente un confronto con la Caritas, per dire.
Per dire, appunto.

In signiFICAnte (07/072006)

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Perché la parola assuma e perda funzione. Perché si consumi il-logico fuoco del gioco di sua consunzione. Perché si contamini il suo contaminante nitore. Per uno scoprirsi ormai sparsi in un divenire sospeso… ci si perde senza a-mai ritrovarsi… E perde il suo senso e si perde il tanto ed il poco che tanto e poco si è…

Canzonando e cantando una triste ritrita mal-aria. L’assolo d’un usignolo. Un merlo per caso. Un barbagianni e il suo volo, un assiolo,  il grido morente d’una consolazione, un dis-corso scan-dito di sonante cristallo, un dirompente vibrato,  uno scherno, uno scherzo, l’appuntamento mancato. Una inutile chiosa a un delirio additato, l’impasse di un balbettante profeta fallito… s-finito… Ammutolito… perché ci si assolve, dissolvendosi in bruma, da colpa di definita eppure confusa ritrosia…

Per ammantarsi del danno assoluto inferto in un addomesticato silenzio…

E l’argomento? È la tentazione avvilita del reprobo e del rassegnato alla lotta infinita dell’apparente sostanza con la sostanziale apparenza…

E se dai bassifondi della ragione… dal sottosuolo del cuore si reclama un minimo di comprensione… gli si risponde con tremula affermazione riposta nei rarefatti anfratti di senso mancato dell’animo umano, nei vuoti spazi interstellari dell’indecisione, derisa, offesa, insultata e umiliata tra i nodi irrisolti dell’interpunzione (sta nella Biblioteca di Babele un libro: una vocale (ma quale?) tre punti ed infinite pagine bianche… in-finite… infinite…) tra caratteri stanchi e dimessi… Nell’immenso finto e finito tempio dei tempi in tempi di glaciazioni. Perché uno slancio fugace non cerca e non trova la sua dimenticata memoria… Per essere l’oltre e l’altrove di quel che si è… disarmato , sconfitto ormai vilipeso a che si rinnovi nel consueto dolore…

Il dolore… per amore di pace e dissoluzione…

Amore o guerra che sia non si dichiara, si fa.

E se per ignavia o supremo candore non s’individua il nemico, sarà per percorsa troppo percossa ovvietà, per spirito assente o ironia. Dolce inganno o spudorata menzogna che sia.  Per quel che si crede e non è … e forse per questo lo è… Per quello che porta il vento per un breve momento… Per struggente rimpianto o per noia… Per normale idiozia… Per tutto e per niente sarà o… per distrazione…

Una svagata consumata morbosa ecumenica dolcissima… masturbazione

I Poveri Sono Matti (e invidiosi)

collage1Da LETTERA43 «Quella generazione di rancorosi che insultano Fazio perché è ricco» di Lia Celi

Che lo insultino, che lo facciano per strada, che lo facciano davanti ai suoi figli, beh è cosa sommamente riprovevole. Che possano essere dei degni rappresentanti della marmaglia grillista (ma anche renzista o salvinista: quei tre pari sono) dedita a smontare ogni cosa da cui possa promanare un vago sentore di “casta” è plausibile. Che lo facciano per invidia (per invidia: come si dimostra con una “causale” tutto il danno fatto in vent’anni di berlusconismo) è magari cosa tutta da provare.

Magari semplicemente ci si stanca degli ometti per tutte le stagioni (non solo televisive). Magari nei tempi confusi che stiamo vivendo (niente più destra e/o sinistra, solo sopra e sotto)  le figurine mainstream che pretendono impartire lezioni di stile, etica, humor e perfino estetica, agli occhi dei loro assidui seguaci hanno perso semplicemente di credibilità. E quando dai loro alti scranni istruiscono il volgo circa le nuove modalità di relazionarsi col mondo, il volgo che si trova, non a destra o a sinistra, ma solo in basso a raccogliere solo gli schizzi degli sputi di tanto mirabile oratoria, il volgo, come è triste tendenza nei tempi confusi che stiamo vivendo, si chiede (e osserva) da quale pulpito… con quello che ne segue.

Magari il volgo si è magari pure leggermente rotto i maroni d’esser preso deliziosamente per il culo da un semplice (e giustamente ben remunerato) piazzista di spazi televisivi. Da lui e da quelli come lui. Il fighetto tartufesco e i suoi bei circoli dell’ovvio, del luogo comune, dell’ultimo modello del nuovo stereotipo. Quello a cui il volgo, invidioso magari, recalcitra ad adeguarsi.

Potrebbe perfino rappresentare (il fastidio per l’ometto, non l’insulto) un soprassalto di noia per questa nuova montante marea di nuovo (vecchissimo) conformismo.

Peggio della post-verità – è assodato – ormai c’è solo la “verità”.

Che è servita.

En marche (o in cammino?)

uyljuokoEn marche o in cammino. A passo di gambero: in avanti per tornare indietro? En marche o in cammino. Per scansare il passo dell’oca e il conseguente ripasso di ricorrente catastrofe?
Destra e sinistra non sarebbero più categorie del presente. Forse (forse forse) è così. Di sicuro restano ben evidenti il sopra e il sotto. L’alto e il basso.
Di sicuro, da sempre, chi sta sopra sputa, piscia, vomita, ecc. in testa a chi sta sotto.
Di sicuro una certa idea di sinistra ha sempre cercato di raccogliere i giustificati malumori di chi sta sotto a beccarsi i materiali espulsi di chi sta sopra, trasformandoli in comune ri-sentimento (verso quelli di sopra, di cui sopra) e afflato solidale.
Di sicuro una certa idea di destra ha sempre cercato di raccogliere i giustificati malumori di… tutti, sopra e sotto, trasformandoli in contrapposti ri-sentimenti per quelli che stanno comunque sotto. A scalare. E se di afflato solidale ha mai trattato, ha sempre cercato di circoscriverlo, limitarlo, ghettizzarlo. Cercando ed individuando un comunque nemico tra quelli comunque sotto: razza, classe, tribù, clan, nazionalità, campanile.
Da una parte l’insieme confuso e indefinito e pur solidale (ora si dice buonista): intanto si aprano gli ombrelli per ripararsi dalla mefitica pioggia che dall’alto vien giù e si rifletta sul da farsi, non distinguendo tanto da chi sta appena sotto o sotto sotto o sotto sotto sotto…
Dall’altra una qualsivoglia identitaria appartenenza: ognuno che sta sotto si curi di ributtare più sotto la merda che arriva dall’alto. E quello appena più sotto si curerà di rimandarla più giù…
Destra e /o sinistra -forse- marciano (o camminano) ancora.

 

 

 

 

La Colpa

nuiogporrfdLa colpa è del rosso amaranto, di un sussurro di flebile voce, di un’estorta carezza, di una parola non detta, di un tempo immaturo ma pur sempre accaduto, di un luogo di troppo facile accesso, d’una orfana luce del buio, dell’odore di un fiore ignoto. La colpa è dei sensi innocenti. Dell’acqua che scorre. Dell’ora di un caldo meriggio. Di un ozio inventato e di noia. Di un sogno di giovinezza. Di un fuoco già spento. Di un vago confuso ricordo.Di una voce roca che canta alla radio, del ritmo lento che lento si trascina verso una fine che non ha fine. La colpa è dell’inizio di un giorno qualunque. Comunque, una colpa. Se mai è una colpa. Una condanna, comunque.

L’invidia e la ministra: solita minestra

Catturafffkk23Da Corriere della Sera.it

@meb (Maria Elena Boschi) «Fare il ministro a 34 anni forse attira invidia, ma invidia e maldicenze non mi fanno paura»

Invidia. Ci mancava l’invidia. Nove volte su dieci, quando si scomoda la presunta invidia di cui si sarebbe vittime, è già partito il delirio, la paranoia, il chimicredodiessere, il modestiaaparte, l’estremo limite della superbia… Insomma… L’invidia come categoria politica l’abbiamo sentita scomodare la prima volta da Berlusconi. Non che, essendo la politica compresa di umana piccolitudine, l’invidia non sia contemplata. Ci sta. Difficile però classificare il desiderare avere il denaro di un ricco come invidia ma, in soldoni,  chi ha mai (a parte qualche povero demente) desiderato “essere” Berlusconi? Resta il fatto che per un potente sia abbastanza indecente, oltre che furbo, ricorrere alla presunta invidia per non essere attaccato in quanto potente. Se si ricorda la “invidia sociale” teorizzata da Berlusconi, che altro era se non un artificio dialettico per svilire la secolare istanza di uguaglianza di quelli che stanno peggio? Ridurla a umano sentimento di invidia equivale a irriderla e a rendere patetica e del tutto priva di dignità politica quella istanza. Si direbbe che questo meschinamente astuto pensiero sia stato del tutto assimilato dal meanstream del pensiero corrente. I grandi cambiamenti da sempre si ottengono (nel bene e nel male) cambiando il lessico corrente. Mutando la cultura di fondo. In questo Renzi è una perfetta continuazione di B. È l’evoluzione (in senso darwiniano ) del Potere. Che lo si apprezzi o meno, questo, obiettivamente è: la continuazione di B. nell’imposizione di un lessico a misura del potere che gestisce. Un esempio? Se chiami un decreto “La Buona Scuola ” chi vi oppone è per la cattiva scuola?

Poi, se nei confronti della Madonna dei Boschi ci stia un’antipatia, una distanza antropologica dal modello fighetto arrogante, impunito, leggermente delirante, inebriato di potere, tipico del renzismo, la signora e tutti i signorini, democristianucci evoluti anzichenò, par suo, dal Matteuccio suo in giù, se ne dovranno pur fare una ragione.

Veh.

L’evidenza e il senso boccalone della Politica

scarpe nuoveDa Il Fatto Quotidiano.it– La ricchezza di 85 “paperoni” è pari a quella della metà più povera del pianeta

Ecco. Ottantacinque (85,00) singoli individui contro (o pari a) tre miliardi (3.000.000.000,00) di persone. Caso mai occorresse dare una sbirciatina alle nostre gonze convinzioni di come funziona il mondo. Quando ci si consola con le sparate sui costi della casta ed altre simili facezie (per tacere d’idiozie). Insistendo sulle umane piccolitudini, tanto per dare sfogo al “senso della politica” di una lavandaia (o, a scelta, della portinaia, del viaggiatore nello scompartimento, del cliente del barbiere, dell’avvinazzato da osteria, del chiacchierone del bar sport… etc. etc.) indignandosi per la macchiolina invisibile che sta nell’angolino della cornice del quadro. Evitando ben bene di parlare della cornice e soprattutto del quadro. Desolante. Il quadro complessivo, s’intende. Quello che la Politica (sempre sia criticata) supportata dall’ignavia, dall’indifferenza, dall’ignoranza e dalla stupidità delle masse boccalone, nella banalità della sostanza, NON FA per dare un senso decente alla sua “ragione d’essere”. Che dovrebbe ALMENO consistere nell’organizzare una società e un mondo dove simili sconcezze (85 contro 3 miliardi) fossero almeno percepite come tali e ALMENO si cercassero le ragioni e i rimedi di tanta scandalosa oscenità. La POLITICA. Quello che FA. Tre miliardi di persone. 85 essere umani come Dei.

Quando basterebbe una scorreggia o anche un semplice rutto emesso all’unisono da quei 3.000.000.000 (miliardi) di persone per spazzarli (gli 85 Dei) per sempre (che poi tutti si muore e che forse la felicità o il semplice senso della vita abita altrove, lo sanno quegli 85?) dalla faccia di questa triste Terra.

 

L’odio feroce degli AnimaliAmo

 

Paula RosaDa La Repubblica.it- Giovane malata difende test su animali e riceve augurio di morte su Facebook

È che per gli altri, quelli che trovano altre consapevolezze rispetto agli animalisti stronzi e nazisti, in automatico viene il riflesso di immagine e di mente: Hitler e i suoi magnifici tedeschi pastori. Portati all’inferno (più inferno di quello da lui provocato?) con sé. Goebbels, moglie e figli. Lui, Eva e il cane. Il vegetariano. E boia, che più boia… Solo per ridire e riaffermare il banale concetto che, volendo spostare sul creato un ordinario discorso che non può non concentrarsi che sull’umano e sulle umane umanissime cose, è un attimo tracimare nella più pura ed evidente idiozia. Chi è che discrimina tra i diversi animali, le diverse creature (tutte col sacro diritto di vivere)? Chi, se non l’umana troppo umana arroganza? E quando le zecche, zanzare, topi, serpenti, i pidocchi ti infestano casa e capelli? Facile che anche l’animalista stronzo e nazista adotterà modi e maniere, anche forti, per sloggiarli. Un battere? Un virus? Un grosso purulento flemmone (dove proliferano colonie di creature -oh sì- fameliche di sangue e di vita , va da sé) sulla sinistra chiappa? Che forse si preferisce l’antibiotico sia minimamente testato su un sorcio o, vabbè, quello che sia … col rischio di ritrovarsene (di flemmoni) uno gemello sulla gemella chiappa? O no?  Si dà il caso che, di norma, dovendo scegliere di investire o il vecchio nonno stronzo e morente o l’adorato labrador, di norma si sacrifichi il cane. Si chiama banalmente: UMANITÀ. Sentimento evidentemente abbastanza sconosciuto alla varia umanità che pullula nei (a)social-network. Alla quale, (la varia disumana umanità) non pare vero di esercitare il proprio istinto animale fiero e belluino contro tutti quei “sadici” di ricercatori, che a lor dire (e a lordare) vivisezionano (l’abuso di questa orrenda e colpevole parola andrebbe penalmente perseguito: divieto assoluto di somministrare loro qualsivoglia tipo di farmaco testato sugli animali, of course) povere innocenti bestiole per puro divertimento o pura pigrizia.

Sì, animalisti talebani e nazisti.

Proprio così.

Dove si va?

 

dove si vaMa, non meno importante, da dove si viene?

Da l’Unità.it – Forconi, ultimo delirio anti-ebrei «Hitler? Pazzo, ma si è vendicato»

Cosa pensare? Che dire? Chi mai sono questi? Da dove ricavano le loro idee? E quali sono per sommi capi i loro riferimenti? Ché certo li avranno, dato che, nessuno, raggiunta l’età della ragione, si può definire ideologicamente vergine. E soprattutto che fare? Bella ultima domanda. Magari lasciare che brucino, assaltino, impicchino il solito sfigato, taglino teste, seminino il caos, abbattano l’abbattibile. Che poi, rideremo (oh sì, o oh no?) del “poi”. Che alla fine, quando sarà il tempo di rimuovere le macerie e spazzare la cenere e ristabilire un minimo di ordine (quel tanto che basta per banalmente amministrare la cosa pubblica: pagare stipendi e pensioni, riempire le buche stradali, organizzare scuola e sanità, cose così…)  e un qualche tipo di rappresentanza i “nuovi” vincitori se lo dovranno pur scegliere, scopriremo la tragica storica ironia del Potere. Che scacciato dalla finestra rientra, bello e pimpante e più truce di prima, dalla porta. Ci sarà da ridere (ma forse da piangere) quando ci accorgeremo che ad un potere segue un nuovo (spesso vecchissimo) Potere. Vecchissima storia (e insegnamento della Storia) che poi queste cosette ben rappresentino il punto finale del lamento plebeo (privo di ogni minima elaborazione culturale, quello da osteria e da bar sport, per intenderci) che in altri luoghi e tempi e contesti ha portato a populismi e fascismi vari…                                                                                                                                                                                                                                                                               Il Il suggello finale, stavolta, del becero berluscon-leghismo che ancora una volta (dopo Mussolini e, con esiti meno letali, “Fronte dell’Uomo Qualunque” del dopoguerra e altri, ormai dimenticati, patetici tentativi) ha dato dignità politica (la Politica non è che una semplice convenzione di regole condivise per gestire la comunità) alle pulsioni più primitive e viscerali (più popolume che popolo) facendo leva sul pensiero “basso” tutto proiettato alla semplificazione destrorsa secondo i cui stilemi ogni “altro da te” (dai terroni ai marocchini agli stranieri tutti, dalle caste intellettuali, politiche e sindacali all’Europa, dai “garantiti” ai detenuti, dagli ebrei agli zingari e via andare…) è portatore di un qualche privilegio e dunque nemico da abbattere. Triste trionfo dell’eterno rancore dei miserabili (con tutte le giustificazione del caso, certo, per quel che riguarda quelli “economici”, con nessuna giustificazione per quelli semplicemente gretti d’anima) e della umana meschinità.

Forza Italia. 😦

Renziamo, è il tempo di…

intercambiabilitàDa L’Unità -PRIMARIE PD, IL TRIONFO DI RENZI: «ORA LA SINISTRA CAMBIERÀ»

Renziamo… senza trattino (renzi-amo, no, cavolo). Musi lunghi e stortignaccoli da una parte e tronfi radiosi sorrisi dall’altra. Vince Renzi. Con qualche irrisione e complice movimento di gomiti a destra. Con qualche preventiva disperazione e movimento ondulatorio di pollice ed indice a sinistra. Calma, ragazzi, non facciamo gli isterici, direbbe Woody Allen. È che ogni botte dà il vino che ha. È Italia. L’Italia solita geniale e banale al contempo. È che  storicamente siamo un Paese di rivoltosi. Mai rivoluzionari. Di fratricidi, mai di parricidi. E quello che è successo è la massima versione (più melodramma che dramma) che può fornire il popolo italiota di un parricidio. Poi, non c’è granché da stupirsi troppo dopo un simil-Thatcher il “popolo” si rivolga a un simili-Blair. Ma se perfino i sogni blairiani nostrani (dello stesso odiato D’Alema e compagnia, per dire, Cuperlo compreso) hanno portato a non pochi ripensamenti e pentimenti (si chiama banalmente: Politica), non è detto, salvo deriva ego- delirante del “mentalista” neo-eletto, lo stesso non possa non tener conto della realtà effettiva e del nuovo “stato delle cose. Di buono (sì, c’è del buono) rimane il salto generazionale, la sventolata intenzione di rimuovere le sedimentazioni, le collusioni, le rendite di posizione, le incrostazioni di un potere che senza soluzioni di continuità si sono succedute dal PCI ad ora. Neppure a sinistra, neppure nel sindacato, neppure noi “puri” siamo angeli…

eh beh

L’Arco di Tonfo.

arco di tronfio

Da Corriere della Sera.it -Berlusconi fa dimettere i suoi ministri-

La rivoluzione non si farà: oggi oltre al campionato di calcio ci sono pure i mondiali di ciclismo e il Moto GP. E sarebbe comunque di una infima minoranza contro altre infime, e nemiche tra loro, minoranze: siamo in perenne guerra di tutti contro tutti, ogni fazione graniticamente ed inconciliabilmente convinta delle proprie ragioni e dello schifezza di quelle altrui. Intanto domani inizieranno le danze macabre dei “mercati” col probabile risultato finale di un commissariamento della “troika” (comunque la si pensi circa l’abbandono di sovranità di una Nazione). Dal declino e dal decadimento di un uomo siamo al decadimento di una nazione e del suo popolo. Naturalmente ogni fazione proporrà la sua ricetta miracolosa: “vincerà” (relativamente) chi meglio interpreterà non i veri bisogni della gente ma le sue (della gente e le proprie) peristalsi. Ne uscirà o una grande scorreggia o una grande cagata. Forse uscita dall’euro. Cioè, nel breve periodo, perdita di valore della “nuova lira, dimezzamento di stipendi e pensioni, povertà diffusa. Forse Grecia o forse Siria. Consola (si fa per dire) almeno il fatto da un simile disastro non si salverà nessuno (salvo i ricconi che potranno espatriare coi loro gruzzoli). Non si salveranno nemmeno i soloni furbi e cinici (ideologhi del peggio, opinionisti fuori dal mondo, masanielli e ras e capipopolo che al di là di rabbie e di livori inconcludenti nulla sanno proporre) che guardano a questo sfacelo con un sopracciglio alzato e smorfia di compiacimento.
Nella scena finale di “Caccia a Ottobre Rosso” i marinai del sommergibile russo, un attimo prima di essere colpiti e affondati dal missile americano si rivolgono al loro comandante con un: – Sei contento, stronzo? Ci hai ammazzati-
Ecco.

Zen fumo rinzaffo

fumoDa Il Fatto Quotidiano.it– Sigaretta elettronica fa male? Per studio francese “potenzialmente cancerogena”

Della irrisorietà o della completa irrilevanza di una domanda. E della vaga risposta. Se solo si sappia in cosa possa consistere l’ormai abbastanza desueto mestiere di muratore intonacatore. Restano gli ultimi romantici, i dipendenti o titolari di piccolissime imprese i cui appalti si indirizzano al recupero e al restauro di vecchie case e malandati ruderi. Dove l’automazione non è arrivata perché non serve. Dove ancora conta la piccola ed accurata manualità. Quando si esercita l’arte e la sua regola, per ottenerne una forma e una tecnica a regola d’arte, appunto. Quando, oltre a ciò, si arriva per le vie più inconsce all’espressione della realizzata Volontà. Zen allo stato puro. Ci si figuri un muro ripulito, ben scavato nelle fughe irregolari tra i mattoni. Debitamente sguazzato. Ci si figuri l’artigiano, mezza sigaretta accesa tra le labbra il cui fumo tra l’infastidente ed il tedioso, gli tormenti l’occhio pronto. Nella mano sinistra il grezzo frattazzo colmo di malta. In quella destra l’agile cazzuola. Ora, con quel fumo risalente, l’occhio individua la giusta fuga, la piccola crepa, l’angolo sbrecciato del mattone. Con un colpo veloce della mano, un lesto rotear del polso a raccogliere la giusta dose di calce, una ripresa dolce e un deciso contraccolpo a terminar lo slancio: è l’arte del rinzaffo. Il getto che tra quel fumo noioso eppur gustoso, si stampa preciso tra la fessura dei mattoni. Lì dove l’annebbiato occhio e la sua mente attenta avevano deciso si stampasse. Proprio lì, preciso, giusto di quantità, di luogo e di misura. Trionfo della Volontà  -si diceva-  che si sussegue costante, imperterrito, senza tregua alcuna, conquistando e spazio e tempo e umana condizione. La maestria del polso e delle braccia, l’occhio turbato e volitivo, i piedi ben piantati in singolare concentrata meditazione. Le labbra serrate ad ogni nuova aspirazione… di fumo e di delizia del mestiere. Fino al lento fatale spegnimento della cicca. Fino al pieno compimento del rito di costruzione della vita. Tristezza e voluttà e morte certa all’orizzonte.

Che non sarà per una robotica sigaretta. Che se ne fa?                              

Folle folli e fole

igor MorskiDa www.vice.com- COME GRILLO E CASALEGGIO HANNO TRASFORMATO INTERNET IN RETE 4

Che è vero. Che quegli otto milioni abbondanti di voti non si spiegano con le solite trite quattro stronzate fatte di luoghi comuni e leggende metropolitan-internettiane alle quali i cosiddetti analisti della società sono tanto ma tanto da sempre affezionati. Mentre è il solito banale ammuffito noiosissimo problema della democrazia come strumento e modo decisionale: dare voce alla universalità del popolo. Lasciando esprimere la totalità degli elettori, ovviamente. Che sono, tuttavia, nella loro gran parte da sempre votati a votare e a votarsi alla scorciatoie semplificatrici di “pancia”. Basta gettar loro come ai cani gli ossi, pochi temi basilari fondati sul naturale rancore che ogni “semplice cittadino” (fantastica mitologica figura che ogni furfante di questo mondo senza alcuna difficoltà  e senza nessun senso critico, con una estrema facilità identifica con sé stesso) non può non provare verso chi, per ruolo od elezione, si frappone fra lui e “la sua libertà”. E “il suo diritto”.  Libertà e diritto di essere “individuo totale” che in quanto tale non risponde ad una comunità e al mondo che gli sta intorno ma solo ai cazzacci suoi. Nemico suo sarà il vigile che gli appioppa la multa per la macchina in doppia fila; l’impiegata del Comune che gli chiede una sfilza di inutili documenti e che, di là dal vetro, sembra godere delle complicazioni e delle perdite di tempo che inutilmente gli infligge; il parlamentare che dal sacro trono dei suoi evidenti privilegi  pontifica in tv sui sacrifici da sopportare; tutti gli altri che, facenti parte di una qualsivoglia casta (è il mood), impediscono con tasse, sprechi, intrallazzi, interessi personali etc., al normale cittadino… con quel che segue…

Democrazia, dunque, come accesso facile e facilitato e tutto facilone alla complessità. Come è sempre stato da quando ci si affida all’intelligenza e alla consapevolezza delle masse per trovare una direzione da dare al governo delle cose.

Gli è che di quando in quando il tempo che si vive, per vie ordinarie e spesso abbastanza infami, si esprime con una qualche, più o meno pregevole, rottura. Gli è che quello che un tempo non era possibile ad certo momento lo diventa. Il clima di continenza che per anni aveva impedito ai partiti politici (salvo brevi fugaci fiammate) di intraprendere questa via facile (e indecente) al consenso d’un tratto… D’un tratto cade un muro. D’un tratto matura quel s’è seminato in termini di cultura diffusa. D’un tratto viene sdoganata la facile (tele)visione sfrondata dalla fatica di ogni altra elaborazione. Sono sdoganati l’ammicco greve, la risata crassa, la bava dell’urlo rabbioso, gli sputi e gli schiaffi (metaforici o meno). D’un tratto saltano i freni inibitori e quel che non si diceva per minima convenzione se non nei bar sport e nella avvinazzate osterie di paese e nei ritrovi famigliari di nascosto dai bambini, d’un tratto, come per scellerato sortilegio, d’un tratto viene legittimato. La politica ripristina la discriminazione. Tout court. La legittima. Ad uso del popolo. Per biechi e volgarissimi motivi di miserabile consenso. Tutta la volgarità, tutta la trivialità, tutta la bassezza, spesso condite da pura crudeltà travestita da “provocazione”, vengono squadernate e consegnate al popolo a che ne faccia scempio di ogni forma di civile convivenza. Peggio, la stessa civile convivenza finisce nel tritacarne della irrisione per cui ogni riferimento ad essa finisce col cadere nella trita categoria del “buonismo”.

Il cattivismo assurge a modello giustificativo d’ogni rancore. Di chiunque verso chiunque. Senza elaborazione culturale anche l’odio, invece che ad un preciso indirizzo di giustificabile rivolta verso chi veramente lo merita, si proietta in sterile indefinito (ri)sentimento e irrazionalità fine a se stessa. Ogni motivo di ribellione viene attratto nel gorgo dell’inconcludente malanimo. Si fa mormorio plebeo, si fa brusio astioso, si fa chiacchiera triviale.

Indistinto  rifiuto di TUTTO.

Il cerchio si chiude.

Cuore, bile e in_testini

prigionieroDa Il Fatto Quotidiano.it-  « Ma, oltre a scrivere, ogni tanto vi leggete?» di Marco Travaglio

«Perché, parafrasando un celebre titolo di “Cuore” sul mitico “uomo della strada”, è ora di riconoscere che molte volte anche il mitico “popolo del web” è una bella merda» dixit Travaglio.

E pure noi, che, per dirla col Marchese del Grillo (che forse non è Travaglio, che deve essere almeno almeno barone se non principe di quel casato) non siamo un cazzo, la cosa (è una bella merda) l’avevamo mezza intuita. Dal successo, tra l’altro, dello stesso Fatto Quotidiano. A cui successo per un breve momento tutti noi, sinistrorsi sinistrati e un poco sinistronzi, abbiamo contribuito salutando il vento nuovo fatto d’irriverenza e di spietata controindicazione alla cultura berlusconoide infiltratasi in ogni ganglio della bassa società ed incivile. Lo intuimmo dalla lenta ascesa alla beatificazione dello stesso Travaglio (principe, barone o marchese di cotanto Grillo, del Grillo medesimo (l’imperatore) e degli accodati giornalisti tutti con la bava alla bocca e gli occhi iniettati di sangue (uveite primordiale epidemica): stessi metodi spicci e sbrigativi dell’ancien regime; stesse liquidatorie scorciatoie per arrivare, al roso fegato e alla travasata bile prima che al cervello di chi assisteva allo sfacelo di una intera classe politica. Stesse mediatiche bastonature a chi, per eccesso di tribolate analisi e complicati pensamenti non si allineava con la sacra Crociata. Ottimo proponimento, non fosse stato che tra gli infiltrati tra le fulgide schiere dei bastonatori dell’orrida casta, stavano i soliti furbetti mediatici tartufi, degni rappresentanti dell’establishment italico, declinanti e declinati, e inclinati anche, al nuovo spirito del tempo. Ottimo intento, non fosse stato che nel ritrarsi puri e duri non avessero catalizzato in quel fango creativo tutti i biechi rancori, tutti i livori, tutti i cultori dell’affanculismo più becero e spietato. Internet? Oh sì. Dove ci stanno questi (i buoni, belli, bravi ed odorati) e quelli (i puzzoni, rancorosi, frustrati ed odiatori per diletto e/o professione).

Ora, da una parte l’aedo del grillismo/grullismo prende atto che i “metodi di dibattito”, quando diffusi per l’azzurro cielo, svolazzano e ritornano come per magia ai natii lidi. Dall’altra il guru aureolato tutto proiettato alla mistica del web e alla democrazia che da questo traeva legittimazione e imprimatur, di fronte alle prime scosse di coscienza e alla banale constatazione di come le cose conservino una loro intrinseca bellezza fatta di complessa profondità, s’indispettisce e conciona malamente e censura e indirizza bolle d’anatema…

Ma dai?

Dai mari e monti dei buffoni al mari_o_monti degli ipocriti

pensosi osserviamo il mondo

 

Da Huffingtonpost.it- Da Angelo Bagnasco a Comunione e Liberazione. La galassia cattolica si stringe intorno a Mario Monti

Beh, ma si capisce. Si spera che i tartufoni e i farisei si siano debitamente confessati all’uopo. Lui,  il tartufo abbastanza troppo disinvolto (già grande elettore dello sconcio B. che poi dovette rinnegare… e già le sue analisi politiche e mondane… beh…) nello spender parole che poi non manterrà. Loro i tartufi farisei che accolsero lo stesso sconcio e lo elevarono a modello per la nazione intera. I cardinali che giustificarono, si girarono dall’altra parte, contestualizzavano le di lui bestemmie, si intrattenevano in segreti e confidenziali conciliaboli (chez (tutta privata) Vespa ma anche altrove… oh i bertoni, i bagnaschi, e i papi in sedicesimo e tutti gli altri farisei… Ah, se dio ci fosse… ah, quanto è evidente che questi bottegai sono i primi a non crederci… ahi povera Italia e meschino e un poco miserabile il Vaticano…

Le conseguenze dell’amore (per le armi)

la polpa è la colpa

 

Da La Repubblica.it- Usa, strage di bambini a scuola: 27 morti. Obama: “Ci siamo passati troppe volte“- Magari non è solo (solo) questione di diffusione delle armi, come, molto frettolosamente negano le letture che si ritengono ”complesse” (inclini altresì ad un conformistico cinismo, lato main stream impregnato di ordinario cattivismo…) tenderebbero a darci a intendere, ma sicuramente l’estrema facilità nel potersele procurare contribuisce non poco a quella ”diffusa cultura” intrisa di miti della più profonda (e banalmente vera, nel bene e nel male, nell’amore sdolcinato come nell’odio più spietato, nelle vette e negli abissi) umanità, tra follia e violenza, tra spirito pionieristico e concezione barbara e tribale della vita che è da sempre parte fondante del senso degli americani per la vita.

Se siamo, come pur siamo, animali che traggono la loro realtà eminentemente dai simboli e dai simulacri che la decifrano come tale, la disposizione di un potenziale mezzo di morte, per banale forza di cose, induce il conseguente pensiero di poterlo (quando di non “doverlo”) utilizzare. Fino ad arrivare al, molto consueto, paradosso che proprio da esigenze securitarie portate ad ossessione quelli che sono o sarebbero strumenti di difesa dal male finiscano per divenire essi stessi i principali strumenti del male.

Così…

😦

Di satira e d’offese e di bizzarre (vecchissime) intolleranze altre

E della esigenza del bon ton, del buon gusto, del rispetto e, viceversa, dei luoghi comuni, del sessismo, del razzismo, della più o meno gratuita crudeltà del ridere: di quello che ci viene, di quello che  si può. Secondo non prestabiliti ordini. Tantomeno morali o amorali o immorali che siano. Fatti di quella strana materia che nell’intimo della profonda coscienza di ognuno, non conosce nessun limite che non stia nelle umane convenzioni. Del più e del meno, insomma. Ma anche dell’alto e del basso. Dell’esterno e dell’interno, del sacro e del profano dell’abominevole  e del sublime e via di lì…

Scrisse Spinoza.it «Grave il cardinale Martini. Potrebbe rimanerci dry».

Riccardo Chiaberge su fessbùk grida: vergogna!!! Un suo pedante commentatore dà dell’idiota a chi ride perché la battuta non fa ridere. Un altro scassacazzi (io) eccepisce sulla insindacabilità della comicità i cui canoni non li stabilisce né Pinco né Pallino né, tantomeno, un idiota che dà agli altri degli idioti perché ridono a modo loro e che al di là della evidente crudeltà che un certo tipo di comicità si trascina, non è del ridere che si tratta,. ma di una riconosciuta costruzione meramente tecnica della battuta. Ergo, si può provare un’umana vicinanza ed empatia e pietas col Cardinale e tuttavia riconoscere l’efficacia della battuta. Rincara, invece, la dose Chiaberge con una domandina niente male: cosa ci trovi da ridere (aridai), M……..o (io) , in un uomo che sta morendo di Parkinson? Rispondo che sono evidentemente dei matti (lui e il suo commentator cortese) oltre a degli illogici e ribadisco che in ogni discussione vanno tenuti ben distinti i diversi piani: l’opportunità o il buon gusto e tutte le altre nobili cose che stanno nell’animo umano ( anche in quello degli spietati battutisti ) non vanno confusi con l’analisi “tecnica” e l’efficacia di una azione e la pianto lì.

Poi le vignette. Anti islamiste a lor dire e a lordare. Di tanto tempo fa, quelle danesi. Dell’altro ieri, quelle francesi. Controreazioni a reazioni a sommosse sanguinose contro ogni parvenza d’occidente, reo (l’occidente, oh) di enumerare tra i suoi rappresentanti, di tutto un po’ (si chiamerebbe LIBERTÀ). Ivi compreso qualche oscuro demente che solo ad aizzare mute latranti di fanatici, pare trovar linfa di sua, evidentemente poverissima , vita. Ivi certamente non compreso chi per sue idee ed opinioni e per la sua sacrosanta libertà d’esprimerle s’è preso da pazzi esaltati  e invasati (che pro tempore, tra l’altro, stanno alla guida di un Paese di una certa importanza, beh) la solita fatwa: con rispettiva apposita ricompensa a chi semplicemente trova modo di ammazzarlo il soggetto di tanto “vilipendio” (si notino le virgolette, occazzo).

Poi altra vignetta. Nazionale, questa. Di Vauro sulla ministra Fornero. E della conseguente accusa di sessismo in quanto appoggiata su stereotipi che si rifanno ad un’immagine pregiudiziale della donna… etc etc.

Allora? Allora sull’opportunità e sulle ricadute di una vignetta o di una battuta si può discutere, sulla sua efficacia (le vignette sono scarse, Vauro non fa ridere), no.

Se la ministra Fornero si rendesse conto della mazzata data in testa alle donne (costringendole ai lavori FORZATI fino ai 67 anni) potrebbe considerare la vignetta poca cosa. Oltre al fatto che, da una ministra che attende uno squillo al successivo passo, ministro squillo, logicamente (una logica che si rifà ad antiche e comprovate consuetudini di un qualche decennio fa; prostituzione, prettamente femminile, a mezzo di telefono, beh) nulla osta. Nemmeno il “garbo di genere”. La stessa cattiveria insolente che normalmente si esercita sul nanismo di Brunetta (qui s’è scritto senza vergogna del MINI_STROnzo), sull’intelligenza del Trota, sugli accenti di Bersani o di Vendola, sulla faccia poco intelligente di Gasparri, sui capelli (?) di Berlusconi… ecc. ecc. Per dire che se il nano è un potente con l’aggravante dell’arroganza, tutto si può…

In quanto alle religioni permalose: Per fermarsi ai monoteisti (basta e avanza, oh se avanza): chi (islam) passando alle vie di fatto seduta stante, chi (cristiani) rimpiangendo i vecchi tempi dell’inquisizione, chi (ebrei) nascondendosi dietro il (legittimo, con qualche limite e misura) tabù dell’antisemitismo, nessuno dovrebbe permettersi di nulla dire, nessuna critica ammessa, nessuna ironia, niente.

Verso quelli che, direttamente o meno, SEMPRE, nella Storia hanno imposto e usi e costumi e comportamenti consoni e rispettosi dei loro esclusivi canoni e delle loro esclusive disposizioni.

Imposto con una qualche (non esattamente trascorsa) violenza. Imposto attraverso, non il libero convincimento che promanasse dalla libera fede di ciascuno. Macché. Attraverso l’implacabile violenza bieca e sorda e cieca del Potere.

E se cominciassimo a, RECIPROCAMENTE, rispettarci per DAVVERO?

Con_tort_art

RaiRadio3 Gli speciali: Buon compleanno Cage

Il problema ( e la peculiarità) dell’arte contemporanea è che a differenza di quella “classica” (che, sgrossando sgrossando, potremmo fare arrivare fino all’informale e alle destrutturazioni varie di stili e forme variamente “comprensibili”) ha sempre bisogno del supporto delle parole, di giustificative “pezze d’appoggio”, di interpretazioni, di studio critico. E ciò vale anche l’arte “classica” ovviamente, ma questa, volendo, si può anche “solamente” e meramente contemplare. Questo non significa negare all’arte contemporanea una sua dignità ed un suo preciso significato all’interno del viaggio dell’umana intelligenza che non vuole e non sa darsi nessun tipo di con_fine. Questo ci dice solo dell’evoluzione del LINGUAGGIO in genere. E della relativa complessità che arriva fino ad una sua affascinante ma irrisolvibile tortuosità. Fino alla negazione della sua prima ragione d’essere: da forma di comunicazione che era, è…

Le r(iv)elazioni per_i_colose (e risapute)

Da Panorama.it – Telefonate Napolitano-Mancino, la verità sulle intercettazioni che scottano

Panorama dice quel che gli origliatori e i guardoni morbosi e fanatici vogliono, anzi, pretendono, sapere. Dallo stesso Napolitano. Anche Il Fatto Quotidiano e bella discutibile compagnia più o meno cantante, dunque. D’altronde benissimo si sapeva, che niente di che, se non qualche parola in libertà, c’era da apprendere di nuovo da quelle intercettazioni. Non che ci volesse genio ma proprio perché non bisognava essere dei geni per immaginarsi la realtà dei fatti. Pensare che Napo potesse essere coinvolto in robe losche è una di quelle cosette indotte dai mestatori di merda di professione ai quali non par vero trovare adepti e fans che danno loro man forte a suon di “zombi, morti ambulanti, vi seppelliremo” (“linguaggio fascista”? oh sìììì! ) sulle loro rispettabili bacheche (fessbùk in specie).

Egregi opinionisti e variegati e vari leader che pensano alla politica come agli spalti di uno stadio con tanto di arbitro cornuto, figlio di puttana, devi morireeeee. Pensano che col vecchio Berlu si siano usati normalissimi metodi di normalissima lotta politica. Totalmente FALSO. L’anomalia che (esso, B.)  rappresentava ( dove formalmente si rispettavano tutti i canoni della democrazia mentre nella sostanza erano tutti falsati: il proprietario di un impero mediatico non si poteva MAI considerare un normale contendente tra pari… ma va? ) da sola benissimo spiega i motivi per cui si siano usati GIUSTIFICABILISSIMI metodi più che spicci e (altrimenti, vista la premessa sopra) discutibili. Che per il motivo lo si sia fatto con lui, secondo la normale prassi degli ESTREMI RIMEDI da opporre ai mali estremi, intercettandolo, pedinandolo e braccandolo senza tregua fino a trovarlo clamorosamente in castagna e farlo ignominiosamente ruzzolare come ben si meritava e come ormai i superiori interessi dello Stato esigevano, non è lo stesso per cui lo si possa fare con chiunque. Che la straordinarietà è stata tale (e tale ritornerebbe con l’eventuale e deprecabile ritorno sulla scena dell’innominabile mister B.) fino a che è stata pensata ed applicata”AD PERSONAM” e che per il resto è semplicemente AUSPICABILE un quieto e rasserenato ritorno alla NORMALITÀ.

Ecco.

Conti bislacchi… per tacer di principi

« La casa che produce più di quanto consuma»

[Non senza non tener conto che  «Da oggi siamo in Overshoot: le risorse della terra sono finite»]

E giù critiche e conti della serva e voli pindarici e scrutazioni microscopiche sulle eventuali sostenibilità e sugli ammortamenti e sopraccigli alzati e bocche storte a iosa e…

Ecco, costerà certamente una fraccata di bessi ( schei, baiocchi, piccioli, ,dané, sold, terrise, lilleri, palanche, piòc etc etc ) eppure c’è gente che spende con una invidiabile tranquillità 40.000 euro (per stare sul medio, non esagerato) per un’auto che, ad altissimo costo, (assicurazione, bollo, benzina, guasti, manutenzioni varie, contravvenzioni, ecc) non produce che velocità e gas di scarico e qualche volta morte…

No, solo per dire si possono discutere i costi di una casa a totale autonomia energetica ma si passa tranquillamente, (non ce ne accorgiamo proprio) oltre davanti a simili altre evidenze… È una specie di rivoluzione culturale che deve partire dalla zucca di ciascuno di noi…

eh beh

Non così, ti prego prof.

Da L’Espresso.it – « Amo il mercato, ma non così » di Luigi Zingales

L’esimio economista, “Scuola Chicago”, liberista col ciuffo, pregiato e stimato ed ascoltato consulente del famoso rottamatore (de che? più che della vecchia classe dirigente, dell’idea stessa di SINISTRA in questo sinistrato Paese, beh) Matteino, che forse si chiamava Lorenzi, boh, ma che tutti chiamano Renzi… Insomma il turbo liberista a proposito dell’ennesima triste pagina che coinvolge la sua idolatrata filosofia, tutta basata sulla infallibilità del MERCATO (“amo il mercato” ricorda l’Otto interpretato da Kevin Kline nel film “Un pesce di nome Wanda”), quella filosofia, (per certi versi, paradossalmente, molto marxiana), per la quale a determinare gli uomini è il loro status, e quelle robe lì… , insomma altro non sa ricorrere, l’illustrissimo, che a ridicole categorie come la brama di potere, l’umana fallacità, la piccolitudine di una piccola minoranza di ingordi lupi, l’avidità, l’egoismo di chi per il proprio personale tornaconto non si perita di schiacciare e regole e ordinari diritti… fregando, fottendo e, in definitiva, RUBANDO.
Le stesse cose che altrimenti e in altra forma declinate, sono esaltate (vantandosi dell’eccesso di un pur elegante cinismo con cui necessariamente, nelle altrimenti roboanti teorie (teorie economiche, oh sì) ci si esprime, beh) un giorno sì e l’altro pure, come le profonde motivazioni, le basilari ambizioni,  le uniche vere e sane vie attraverso le quali l’uomo, anzi, l’UOMO, può spingersi verso il proprio futuro di desiderio e di sogno; attraverso le quali dar corpo alle primarie aspirazioni che, sole, hanno storicamente permesso all’umanità di raggiungere inarrivabili traguardi fino ad ottenerne l’impresa, l’intrapresa, lo slancio verso la conquista, l’interiore Itaca, il vello d’oro, il fuoco degli dei… lì (o là) dove l’afflato mistico si transustanzia in ultimo Senso… bla bla bla.

Il mercato, dunque. La finanza, pertanto.  L’economia, perciò.

Semmai la finanza agisse secondo temi e confini e fini per i quali ebbe senso di essere creata: investire i risparmi di alcuni nell’attività di terzi per ricavarne un equo reciproco interesse (si chiama interesse, infatti, il guadagno che ne viene). Semmai quella stessa finanza non si fosse nel tempo trasformata in puro gioco d’azzardo e scommessa. Tra scommesse sugli altrui fallimenti, scommesse sui costi futuri di un qualsivoglia prodotto ed altre cose così. Azzardo e scommesse. Ove le transazioni e gli investimenti (se tali si possano ancora definire) si stabiliscono, immantinente pronte a smentirsi, in un qualche millisecondo da un algoritmo di un qualche software di un qualche computer: programmato per avere il maggior guadagno nel minimo (millisecondo, si disse) tempo possibile. Vendendo, per giunta, quello che si pensa d’accaparrarsi in un breve futuro, quando il prezzo di quello che si compra… s’è capito: vendite allo scoperto ed altre scaltrezze a uso dei gonzi. Finanza. Ovvero una logica folle (si tace – per pura pena e pietà per quello che siamo, astuto esportato occidente e vabbè – della gran caterva d’altri prodotti (finanziari, s’intende) così congegnati a che il vicino di casa scommettendo sul probabile incendio della casa del suo odiato vicino, all’accadere del fatto ne tragga un suo non disprezzato utile insieme al dilettevole.

La finanza. Il mercato. L’economia. Gli economisti. Luigi Zingales. Il professore che ama il mercato.

– ma non cosììììì – grida mentre s’avvede del suo vicino che gli brucia la casa… o che, avendo scommesso altrimenti chissà cos’altro gli sta riservando…

Non così.

Ecco.

Ventanni oggi

19 Luglio. Basta e avanza. Per sempre basterà ed avanzerà. Quel pomeriggio lo si apprese da un volantino distribuito nei pressi di una Festa de l’Unità. Faceva caldo. Probabilmente in TV non vi era nulla d’interessante di sport da seguire. Probabilmente non davano il Tour in diretta. Probabilmente avevamo altre beghe o noie o gatte da pelare. La prima sensazione fu di panico: un simile sconquasso appena un mese e mezzo da “Capaci” significava sfida aperta,  una tronfia esibizione di straordinaria potenza, una aperta manifestazione di totale impunità. Succederà lo stesso un anno dopo in occasione degli attentati in simultanea e delle stragi concertate. Con l’attentato a Borsellino si ebbe chiara la sensazione (giustificata o meno) che non si trattava solo di organizzazioni malavitose che sfidavano lo Stato per ottenerne conseguenti comportamenti.  Si percepì un’atmosfera. Una percezione che si andò perfezionando con il completamento delle indagini di mani pulite e successivamente, come detto, con le stragi del 93, coi suicidi eccellenti, con la sensazione di sbandamento e non solo di uno stato di rotta di uno Stato, ma dell’avvitamento in una spirale senza fine di una intera nazione. Quello che avvenne poi… gioiose macchine da guerra, discese in campo, prese del potere… beh ognuno ne trarrà quel che gli parrà.

Ora? Ora nulla e tutto. Come allora, sull’orlo di un baratro, prima esistenzialmente collettivo che economico. Senza nulla aggiungere che… sensazioni, appunto.

Oppure un disegno sconnesso. Forse dei puntini da congiungere. Forse arrivando alle conclusioni sbagliate. Come sempre.
Da qui – “Borsellino scoppiò a piangere e ci disse: ‘Un amico mi ha tradito’”

A qui  – Chi era l’uomo dell’ Agenda Rossa?

A qui – La portiera chiusa dell’auto di Paolo Borsellino

A qui – Agenda rossa: tutte le verità occultate

Senza sapere se quello che ne viene ci porta a qualcosa di specifico e di razionalmente spiegabile…

Così…

Si farà la guerra marcondirondera???

Da Corriere della Sera.i t- Di Paola: i supercaccia non si toccano. Tuteliamo investimenti e 10 mila posti

Magari un parco EOLICO o FOTOVOLTAICO di pari valore produrrebbe maggiori e MIGLIORI posti di lavoro. E sarebbe meglio e prima AMMORTIZZATO. Se mai un cacciabombardiere o una portaerei possano mai essere in un qualche modo ammortizzati se non bombardando e trasportando truppe e cacciabombardieri esclusivamente atti a bombardare. E sarebbe strategicamente provvidenziale e vantaggioso: ridurrebbe di gran lunga la nostra dipendenza da altre fonti importate ad alto costo. E toglierebbe argomenti (peraltro ragionevoli) circa la ancora bassa produttività di tali fonti energetiche: in sostituzione di sistemi d’arma, tutto (TUTTO) assume la invidiabile caratteristica di ineguagliabile CONVENIENZA, vista la evidente TOTALE mancanza di produttività di strumenti di morte e in assenza di REALI minacce da parte di Stati avversi…

È palese che siamo, irresponsabilmente, dei poveri MATTI.

Guerre moderne

Da La Repubblica.it- Monti: “Iniziato duro percorso di guerra”

Se ci addestriamo a percorsi di guerra siamo in guerra. Stante che l’ECONOMIA è diventata, non da ora, la continuazione della GUERRA con altri mezzi  ed invertendo l’ordine dei fattori il prodotto non cambia… E, se non si fosse capito, i nemici degli Stati Nazionali e della Politica ( e dunque della Democrazia) stanno comodamente seduti in CdA di grandi gruppi d’investimenti e nelle agenzie di rating e nelle banche d’affari sparse per il mondo. Usano armi non convenzionali e fuori da ogni convenzione di GUERRA. Con qualche click da qualche computer muovono immense masse di denaro al solo scopo di trarne un qualche miserevole profitto da distribuire anche alle loro inconsapevoli vittime, non curandosi se con tali comportamenti arrivano a ridurre alla fame interi Paesi (per non dire di continenti o mondo). Ergo, se si è in guerra e a nulla valgono quelle ridicole cose stipate negli arsenali ( tank o cacciabombardieri o ridicole portaerei o gas nervini o bombe ai neutrini e via così, figurarsi) ma l’accatastamento (virtuale, solo virtuale, addirittura) di quelle immense riserve monetarie, forse sarebbe il caso di ricorrere agli antichi sistemi. Antichi, tanto tanto. Qualche cecchino appostato su un qualche palazzo nelle adiacenze del consueto percorso di un qualche CEO o AD  o Presidente di qualche fondo d’investimento, di qualche banchiere d’affari, di un qualche autorevole rappresentante di agenzia di rating.

Uno sparo di lontano. O anche tritolo debitamente fatto brillare nel giusto momento. Provvedendo di agire per accollare (ma lasciando pur galleggiare qualche im_probabile sospetto, ovviamente) la colpa a qualche gruppo di anarchici o di fanatici islamisti… beh.

Cose di Stato. Difesa dello Stato da chi ne minaccia i vitali interessi. Nel nome dei diritti del suo popolo…

Cose così, insomma… Se è (come è) GUERRA…

A volte (si fa per dire) i mai andati ritornano.

Da l’Unità.it – Berlusconi (ri)scende in campo. Panico e incertezza tra i pidiellini.

Non siamo alla tragica comicità del mai troppo rimpianto “Cuore”: « Scatta l’ora legale, panico tra i socialisti»; siamo alla letterale FINEDELMONDO… Un novello Erostrato, probabilmente, che per dare un senso alla sua POVERA esistenza non si fa scrupolo di provare ad incendiare il MONDO. Anche se… Se non altro, in questo caso,  la controparte (complicato chiamarla sinistra o centrosinistra, ma qualunque cosa sia, avrà la dignità d’essere l’opposto della tragica e ridicola ignobiltà che si (ri)trova contro), risparmierà su pubblicità e comunicazione: basterà prendere gli spot del cavaliere puttaniere e riproporli pari pari senza nessuna aggiunta. Se il popolo non è poi quel gran coglione che pure s’è sempre dimostrato, almeno stavolta, almeno dopo l’evidenza dell’avvenuto disastro dopo le cure di tanto rovinoso ometto… Beh, dovrebbe essere una passeggiata…

Dovrebbe…

😦

Terremoti e dintorni

terremoto 20- 30 lento

Le voci della gente che si confondono spesso con quelle di scienziati e/o presunti tali, veggenti e/o pazzi che per motivazioni le più nobili e le più ignobili contaminano con le loro dicerie la vita già complicata di suo. Insomma, le voci intorno agli untori sono cosette vecchie e straconosciute: il popolazzo per rassicurarsi deve inocularsi ulteriori immaginari orrori; deve individuare colpevoli da abbrustolire in roghi su pubbliche piazze per scaldarsi il cuore; deve dare una narrazione alle proprie disgrazie per alleviare l’ansia; deve costruirsi meccanismi mentali collettivi per elaborare i lutti e via così… Deve, in definitiva, con mezzi che rivelano una innata animalesca meschinità (tanto da prender forma di orda famelica assetata di sangue) utile forse per continuare a… VIVERE nonostante…, VIVERE nonostante…

Detto questo, ci starebbero anche questioni altre da, almeno approfondire. Riguardo ai terremoti recenti ed infiniti e sfinenti in Emilia. Piccole cose da, semplicemente, chiarire. Consegnandole alle loro banali realtà.

Proviamo:

Si legge da qualche parte le scosse potrebbero essere dovute a, più o meno spericolate, tecniche di estrazione di gas e olio greggio da quelle parti.

A voler smentire tale tesi da altra parte si precisa con una qualche temeraria perentorietà che « nessuna attività dell’uomo (sondaggi, perforazioni, prelievi di idrocarburi, prelievi di acqua ecc) può creare o indurre terremoti di intensità pari a quelli avvenuti. La profondità degli ipocentri dei terremoti registrati è generalmente superiore a 5-6 km, spesso oltre 10 km, e l’energia in gioco è tale da escludere qualunque possibile legame con attività umane»

Una perentorietà che induce qualche ficcanaso ad approfondire la cosa. E? E a scoprire che:

1) Le “attività umane” in quella specifica zona sono situate in un’area che curiosamente coincide con la parte interessata dal sisma. (Mappa degli insediamenti degli 8 pozzi estrattivi)

Gli 8 pozzi estrattivi sono regolati da una ufficiale Concessione di Coltivazione da parte del Ministero dello Sviluppo Economico.

Gli otto pozzi sono operanti da 9 anni.

Gli otto pozzi, nei 9 anni, hanno fino ad ora estratto gas naturale secondo una media annua di m³ 928.287( che a ben vedere non è gran cosa: corrisponde ad un cubo con lato di 97,55 m.  e nei 9 anni ad uno con lato 210,15 m.).

Gli otto pozzi, nei 9 anni, hanno fino ad ora estratto olio greggio secondo una media annua di kg 32.555.908.

2) Nella “lista dei terremoti” dell’INGV si nota, con neutra curiosità, la grande parte di ipocentri a bassissima profondità: limite minimo 300 metri (metri!!!)

Conclusioni? Nessuna. Solo domande. Che si aspetterebbero da parte degli esperti una qualche risposta per queste singolari coincidenze (coincidenze, senza virgolette).

Senza dietrologie e tesi precostituite e complottismi e improprie interpretazioni

Solo analisi e spiegazioni scientifiche.

Pare niente?

 

Scommettiamo che sarà anche un gran casino?

Da Il Sole24Ore.com- « Il grande assente al casinò della finanza » di Guido Rossi

« John Maynard Keynes: “Quando l’economia (…) è ridotta a un casinò vuol dire che le cose non vanno affatto bene.” »

Peggio (A.D. 2012): quando a decidere non è più nemmeno una singola “umana volontà” (che, per le sue cazzate, in un attimo di resipiscenza e/o di panico può pur sempre spararsi un colpo alla tempia e liberarsi e liberarci delle sue nefande attività… ) ma l’anonimo programma di un computer che in pochi millesimi di secondo risponde in automatico secondo la logica per cui è stato congegnato: far più soldi possibili nel minor tempo possibile, con qualsiasi mezzo possibile, a qualsiasi prezzo in termini di buon senso e d’umanità e, infine, di stessa pura e banale logica di auto-sopravvivenza. Una FOLLIA, questo tipo di economia, almeno pari, se non peggiore, alla minaccia nucleare a cui per decenni siamo stati sottoposti.

Il futuro, s’intende nel titolo, ovviamente.

Ci sarà altra volta il west?

Da Il Sole24Ore.com – Calderoli in carcere da Martinelli, il sequestratore di Romano di Lombardia: «Debito di 44mila euro»

Non era – pare, diversi pareri –  dunque solo di 1000 (mille) euro il debito che l’evidente disperato (e forse un po’ coglione) aveva col fisco. Sembra comunque che la goccia che il vaso fece traboccare consistesse proprio in quei poco più di 1000 (mille) € (euro) che l’Agenzia delle Entrate gli intimava di pagare in virtù del mancato versamento del canone RAI. Mille euro che poteva raggranellare vendendo le sue due pistole e il suo fucilino a pompa, per dire. Ora interviene Calderoli. Lui sì che sa e che certamente ne saprà, essendo stato fino a l’altro ieri un esimio Ministro (non si rida, si pianga piuttosto) di questa, evidentemente ridicola, Repubblica. Solidarietà al matto o a quello che dà di matto. « Così, perché no?» deve essere la profonda motivazione del legaiolo leghista Ministro che fu.

È un atteggiamento largamente condiviso. In linea col trend ultimo di gran parte degli opinionisti quantistici italioti: coerenza un quanto al chilo , funzioni di particella od onda – onda mediatica, certo –

Spacciando, il sedicente politico, cretinismo di bassa Lega e portando il Paese alla rovina facendosi complice del tristo puttaniere miliardario. Nel nome del popolo che sentitamente li votava.

Spacciando, la sedicente informazione, conformismo e semplificatorie scorciatoie improntate alla pigrizia o alla totale mancanza di elaborato pensiero, onde per cui si attesta e si accoglie, senza alcun altro dubbio, esservi nel Paese un’ondata di disperazione di stretta derivazione economica che porta al suicidio. Seguiranno comitati, convegni , club, sindacati et similia di vedove indignate e straziate. Possibile nessuno mai che contempli, come seguito ad una tragedia, silenzioso rispettoso dolore e nulla più? O almeno il rifiuto alla immantinente intervista in TV? E dunque? Indignazione e rabbia e sconforto e disperazione? Fino a? Alla conseguente reazione? Magari potenzialmente violenta, già che ci si è,  se da esasperazione si parte?

Se si decide che vi sono atti di violenza commendevoli e condivisibili e si vuole venir meno al patto che assegna allo Stato il “monopolio della violenza” (è una semplice convenzione di civiltà e di comune convivenza) lo si dica e si assegni a ciascuno il diritto di portarsi la sua bella colt nella sua bella fondina. Vorrà dire che, tendenzialmente vincerà, in conseguenza dei ragionamenti da pistola, la pistola più veloce.

Aridateci Sergio Leone, beh.

Dio? C’è. Sui cavalcavia, come la Lega Nord

Da Il Fatto Quotidiano.it – Niente comunione a un bambino disabile. Il prete: “E’ incapace di intendere e volere”

Quando nella intransigenza del funzionario burocrate (o officiante di un ministero, che dir si voglia) si rivela la sostanza prima di cui è fatta certa FEDE. Incredula e incerta e malferma e tremula. Di sé. Della sua inconsapevole, eppur consapevole, evidentemente, infondatezza. Fino a ricorrere agli argomenti tipici di un ATEO:  se dio non può esistere per chi, per limiti psicofisici tutti suoi ma tutti ben inseriti nell’ambito del NATURALE, tale essendo tutto ciò che in NATURA esiste… e obiettare circa presunte anormalità da contrapporre ad una supposta (da chi?) normalità che inficerebbe un banale diritto (alla vita e a TUTTO quello che ad essa è connesso), se, si diceva, dio non può esistere se non per chi ha mezzi e strumenti e capacità e valori e talenti per, intellettualmente CONCEPIRLO, è più che evidente che dio NON può esistere per NESSUNO.

Tutto il resto che ne viene in nome della carità e della accoglienza e della buona umanità non fa che confermare come – appunto- non è di dio che andiamo vaneggiando coi nostri millenari bla bla… ma della nostra povera meschina piccola speventata UMANITÀ.

Già.

passi

Ogni tanto qualcuno dagli abissi di una sua scoperta coscienza riesce a provare sentimenti simili alla vergogna. Altri, no. Passa oltre. A inveire contro un mondo (altro) infame.
Non essere completamente certi a quale categoria si appartiene è giù un timido primo passo verso la consolatoria e divoratrice tristezza della ineludibile (propria) Colpa.
Ci si assolverà per vizio di forma… certo… ma…